giovedì 28 giugno 2007

Debora end

Salve ragazzacci
siamo arrivati al momento dell'ultima regoletta
e vi confesso sinceramente...che la quantità di ...norme fin ora
esposte ...iniziavano a pesarmi un pò sul groppone .
Pertanto dato in 48 ore avremo un bel da fare con tutte le iniziative
che sono state proposte...vi rigiro una frittata,proponedovi una cosa
...per così dire necessaria....
La "SPESA SOCIALE"

vi ricordate la proposta di Matteo nel fare la spesa nelle bancarelle
di porta palazzo?
Bene ...in 48 ore dovremmo pur mangiare e allora vi propongo che oguno
di noi acquisti un prodotto diverso in una bancarella che sceglierà,ma
vorrei anche che dietro i vostri scontrini mi scriviate perchè siete
andati in quella bancarella ....per capire cosa avete visto lì oltre la
merce più bella o il prezzo più conveniente.
Così oltre all' osservazione rassicurante dall' interno del palazzo
averemo un occasione "leggera" per confrontarci con l'esterno e le sue
sfaccettature.
E questo è tutto gente

mercoledì 27 giugno 2007

Paola, Regola della libertà da darsi, di decidere sul momento, e di rifiutare le regole.

Regola della libertà da darsi, di decidere sul momento, e di rifiutare le regole.

Nel voler contribuire a un'idea di regola, sia essa catena di comando o piramide sociale, e quindi forma di autoregolamentazione, o quant'altro..., ho preferito ripensare a quali dinamiche, reali o ipotetiche, entrino in gioco in una simile forma di organizzazione e di disciplina. Ho così optato per una "trasgressione" o una liberazione da simili, possibili regole nelle quali, in realtà, non mi pare che si trovino autentiche motivazioni proprie, quanto piuttosto forme di condizionamento collettivo.
L'idea stessa di attenersi o di creare una rete di regole (alle quali più o meno partecipare) entra comunque sempre in gioco con un concetto che è fondamentalmente il cercare o il volere rispettare gli altri e sé stessi.
Non avendo ritrovato le condizioni di interesse e di inter-relazione verso queste "regole" date, preferisco lasciare decidere sul momento che ognuno possa valutare e attuare come e se volere "stare in gioco", libero/a e indipendente da compromessi e forzature all'interno del gruppo.

luca Luciano

Bellezze vi scrivo prima così sono il piu figo AHAHAHAHAHAHAHAHA

la mia regolaccia (che poi se non potro esserci potete gettare nel fosso) si basa sulla vivibilità degli spazi data dal loro uso continuativo per necessità e per consuetudine perdunque in quanto forse ma di sicuro per cui ho stabilito che quando ci si insedierà in sito e si dovrà decidere dove mangiare dove dormire dove ritrovarsi si scelgano luoghi completamente anomali rispetto all'attività che ci si vuole svolgere così da demolire il cosiddetto "luogo comune" e così da poter definire una inadeguatezza completamente e veramente INTIMA, costruttiva, per verificarne un nuovo possibile utilizzo non progettato. insomma infatti a guisa di, fare cena in bagno dormire sui bordi vicino ai rumori stradali andare a leggere nei garage con pile notturne. In questo modo vorrei porre i problemi di estraneità architettonica e di riqualificazione personale e riadattamento di un sito, indagare cioè cosa puo divenire un elemento architettonico rigettato e come puo influire su di esso un abitante estraneo subendone di ritorno le risonanze vivibili.

sono un genio...

e grazie

ciao cumpà

un abbraccio

Lu

Luca Pozzi.

Sono le 12:02 e comincio a scrivere:

La mia proposta è la seguente, noi siamo in 10, e questa è la premessa,
direi che, giocando coi numeri, dalle 10 di mattina alle 10 di sera
ogni ora ci si deve scambiare vicendevolmente i vestiti secondo un ordine
uguale per tutti. In sostanza nello stesso momento, dietro un
paravento camerino che costruiremo insieme in maniera semplice semplice, ognuno
uscirà nei panni di un altro. Di conseguenza uno sarà se stesso
solamente una volta ogni dieci ore.
Volevo che ognuno potesse vivere lo spazio dell'altro, quello più
vicino, esterno al corpo, e ho pensato a quello creato dagli indumenti.
Quindi prima di vedere come cambiano gli spazi che "non" ci " riguardano"
ho pensato di vivere quelli che ci siamo scelti e costruiti in tutta
una vita.
Quindi andranno scambiati tutti gli indumenti tranne naturalmente
quelli legati all'igiene come calzini, mutande, reggiseno e scarpe.
Naturalmente il tutto verrà documentato da una serie di 100 fotografie
raffiguranti i 10 davide, i 10 ludovica, i 10 luca, i 10 paola, i 10 manuele
ecc...
nell'arco di due giorni ho calcolato 20 ore di scambio e quindi 2 giri
completi.
Spero che vi sfidi abbastanza, vi diverta ( perchè ci sarà da ridere è
sicuro) ma non vi faccia troppo incazzare
p.s.
consiglio a tutti di portare vestiti larghi e cinture ma
caratterizzanti della vostra personalità ( muoio dalla voglia di vedere i 10 cosimo
veneziano) un abbraccio a tutti!
Luca Pozzi.
Sono le 12:15 e invio.

domande per matteo

Ciao a tutti, entro venerdi Matteo gradisce le domande.Speditele a cosimoveneziano@yahoo.it

martedì 26 giugno 2007

cosa portare?

Cosa portiamo oltre a fotocamere,microfoni,ecc..?
Per il cibo?ieri sera la proposta era di procurarci una griglia a carbone per poter cucinare...

idea di Cosimo

--I componenti del gruppo ''proposte'' sono invitati
all'osservazione delle dinamiche della vita quotidiana
di porta palazzo. Osservare quello che succede fuori
e dentro il palafluxas (utlizzando la vetrata
panoramica) sia le dinamiche di gruppo inescate dalle
nostre ''idee'o''regole'''(l'interno del palazzo) L'
''osservare '' potrà essere documentato tramite
foto,disegni,registrazioni audio,scritti ( volendo
tramite catena di comando o piramide sociale).L'orario
d' ''osservazione'' potrà essere il
seguente:18,30-21,30 22,30-02,30

La mia idea (regola sembra duro) è quella di osservare
le dinamiche comportamentali e le gerarchie sociali
innescate delle persone che vivono dentro e fuori il
Palafluxas.Il voler osservare nasce dal sentimento
personale di scoperta e di domande che provo verso
questa grande babele che porta il nome Porta Palazzo.
Il motivo?perchè nella mia vita ho incontrato,
incontro ancora ora ,molte volte quel luogo(cose
banali che capitano nella vita di tutti
noi...amore,lavoro,,studio,ecc) quindi è un luogo che
mi ''riguarda''....e poi scusate avere la fortuna d
vedere in tranquillità la piazza che cambia dall'alto
mi entusiasma.Quindi dopo questo predicozzo vi invito
a osservare e documentare quello che capita intorno a
noi e dentro il nostro gruppo ''artistico''. L'orario
serve per chi vuole avere il tempo materiale di
fermarsi per osservare.Si parla di regole quindi ogni
''regola''può essere anche trasgredita ...osservare la
trasgressione della regola.

p.s
Per luca pozzi ti ringrazio ,ho vissuto per una frazione di
secondo le paure tipiche di ogni pre-adolescente del
proprio aspetto fisico(o mio dio le maglie di Debora
come mi staranno? secondo me bene, indubbiamente lo so
:-D... e i 4 chili di troppo?).Finalmente avrò anche
l'occasione di diventare un Fashion victim. :-)

p.p.s
Infine ricordo a tutti le regole possono essere
trasgredite...

Mi congedo è passo la palla al buon Luca(spero di non
confondere la gerarchia ) :-)

lunedì 25 giugno 2007

Ok gente, appoggio la proposta di Donny, quella di Ludo, ed anche quella di Davide.
La mia proposta è la seguente:

Su di un quadernone, ognuno di noi, a turni di due ore(circa) e ciclicamente, dovrà annotare l'evolversi degli eventi all'interno dell'edificio.
Ciò comprende una piccola analisi del funzionamento delle "regole" prestabilite (esplificare ciò che il gruppo sta facendo) ed una soggettiva, rigurdante le proprie impressioni sull'evolversi della vicenda. Una specie di diario di bordo insomma. Ah,ovviamente le parti appuntate da ogniuno dovrebbero essere sintetiche e coincise il più possibile, per non fare un romanzo.
In questo modo avremo un (spero) dettagliato resoconto dell'esperienza stilato in più parti da ognuno di noi e, (sempre sperando) un documento che testimoni oggettivamente ciò che avverrà. Questo, credo, possa anche venirci utile come mezzo di riflessione nell' ultima fase decisionale del lavoro collettivo da portare in Accademia.

X Davide: Non ti preoccupare, io ne stilerò uno per noi, parallelo, contraffatto, che venga incontro alle nostre efferate esigenze....Eh...Eh...Eh...

Che mi dite?

Kisses, Anto.
ciao a tutti voi o amici degli edifici inutili.
mi sono reso conto ora che dovevo leggere il promemoria di
Ludovica che mi ricordava entro quando scrivere la mail.
era ieri sera. comunque la mia idea consiste nel creare
dei tracciati visibili dei nostri spostamenti dentro il
palafriskas. vi chiederete: in che modo? ma con dei
simpaticissimi e coloratissimi gomitoli! ognuno di noi
avrà un colore personale ed ogni volta che vorrà
spostarsi, prima di farlo dovrà tirare il gomitolo nella
direzione scelta e poi seguirlo e ritirarlo e così
via..avete presente il film Stalker? è un gesto
propiziatorio, di rispetto verso lo spazio che ti appresti
ad attraversare..una richiesta di permesso a qualcuno in
ascolto. quando si finisce il gomitolo se ne prende un
altro che dovrà essere collegato all'ultima parte di filo
(tanto per non perdere il filo..).
p.s. l'idea di fotografarvi morti ammazzati cmq rimanr
come lavoro collaterale per chiunque voglia
parteciparvi...parlo con Antonio: lo facciamo,lo
facciamo...li sterminiamo tutti!! ah aha ah...beh ciao a
tutti cari amici.

1 domanda al sig.Fuxas

Buon giorno,

(Palazzo di Vetro a Porta Palazzo)

Se dovesse avere dalla Regione la commissione di riconvertire il suo progetto, cosa farebbe all'interno di quello spazio?
Che funzione gli attribuirebbe?
Pensando al contesto e alla piazza...

grazie

paola

Palafluxas:domande 01

Con quale criterio è stata scelta la forma estetica
del palazzo?perchè è nata l'idea dello smeraldo verde?

Il nome originario non era Centro per il tessile ?per
quale motivo viene rinominato PALAFLUXAS.Il nome
PalaFluxas è un sopranome o il suo vero nome?

La vetrata esterna è di colore verde, ma quale è stato
il motivo principale nella scelta del materiale di
rivestimento esterno?il famoso vetro verde
''ondulato''?perchè la scelta di quel determinato
vetro?

La data di fine dei lavori era il Gennaio del 2005
sono passati due anni è sembra ancora non finito, da
quel tempo oltre a mostre d' arte quello spazio è
diventato una ''cattedrale abbandonata''nel centro
della piazza più grande d'europa ,secondo lei per
quale motivo?il motivo pricipale è solo quello
economico?


Perchè secondo lei un edificio ''abbandonato'' come il
Palafluxas, esistono altri casi a torino ,esempio il
Palazzo del lavoro di Nervi, vengono destinati come
spazi espositivi di mostre d'arte o attività varie
destinate alla cultura?


Perchè utilizzare un materiale traslucido, come il vetro verde,usato
per rivestire la facciata e non sfruttare le sue doti di trasparenza
rendendole fruibili all'interno dell' edificio?

Matteo e Palafuxas

Dovrei comunicarvi che fuskas collabora,mi ha dato anche un film fatto
sull'edificio.mi era venuta una idea se gli fate 10 domande una a testa sul palazzo
finche sono a roma posso fare un ponte, altrimenti ci
vediamo il 29 pomeriggio al palazzo, mi scuso ma il 28 sono a pesaro per un lavoretto
fraternamente a tutti voi
aderfikos


Matteo
Sono contenta che Donato abbia cominciato e non trovo nulla da ridire su quello che ha proposto, mi sembra un' idea molto libera ma anche stimolante.
Ecco la mia proposta:

2° regola- esercizio: UNIONE VISIVA E SEPARAZIONE FISICA

Quello che proporrò ha a che fare con la trasparenza: unione visiva e separazione fisica.
Ho trasportato questa definizione nella relazione tra le persone: tra ognuno di noi esiste una barriera trasparente, invisibile che in certi casi diventa insormontabile.
Ho pensato alla costruzione di un contatto fisico nel momento del confronto orale diretto; vale a dire: ogni volta che ci sarà chiesto o si sentirà il bisogno di fare un commento personale su qualcuno o su una sua idea teorica, gli si dovrà stringere la mano e contemporaneamente esporre le proprie opinioni.

Ludovica

domenica 24 giugno 2007

Donato

Ciao a tutti, è arrivato il momento della regola o come si volglia
chiamarla, giacchè col tempo ha cambiato forme e intenzioni. Inizialmente avevo
proposto l' "invito" (meglio chiamarlo così)all' aggregazione, questo per
evitare l' allontanamento o meglio l' isolamento di alcuni di noi, scavalcando l'
intento aggregativo dell' iniziativa. Visto poi, il polverone che si è alzato,
al secondo incontro a casa di Debora proposi di lasciare una testimonianza
(audio o scritta su post-it) ogni ora o 2 o 3 a seconda della nostra volontà,
riguardante le impressioni, bisogni e mancanze del momento, strada forse
percorsa anche nell' intento di Davide di scrivere sui muri delle annotazioni,
frasi o altro.
A questo punto, pensavo che si potrebbero ricercare all' interno dell'
edificio, delle tracce della memoria del luogo, data la sua funzioneimprecisa
e mutevole ad ospitare situazioni differenti. Queste potrebbero essere
bottiglie vuote, rifiuti, scritte o qualunque traccia, appunto, lasciata dal
passaggio di qualcuno (proprio come il nostro)testimoniandola poi con foto,
video registrazione audio o qualunque cosa ci possa essere utile. Potrebbe
stimolare all' esplorazione del palafuksas e incentivare un lavoro collettivo.

Così è se vi pare,

Donato

Donato

Ciao a tutti, è arrivato il momento della regola o come si volglia
chiamarla, giacchè col tempo ha cambiato forme e intenzioni. Inizialmente avevo
proposto l' "invito" (meglio chiamarlo così)all' aggregazione, questo per
evitare l' allontanamento o meglio l' isolamento di alcuni di noi, scavalcando l'
intento aggregativo dell' iniziativa. Visto poi, il polverone che si è alzato,
al secondo incontro a casa di Debora proposi di lasciare una testimonianza
(audio o scritta su post-it) ogni ora o 2 o 3 a seconda della nostra volontà,
riguardante le impressioni, bisogni e mancanze del momento, strada forse
percorsa anche nell' intento di Davide di scrivere sui muri delle annotazioni,
frasi o altro.
A questo punto, pensavo che si potrebbero ricercare all' interno dell'
edificio, delle tracce della memoria del luogo, data la sua funzioneimprecisa
e mutevole ad ospitare situazioni differenti. Queste potrebbero essere
bottiglie vuote, rifiuti, scritte o qualunque traccia, appunto, lasciata dal
passaggio di qualcuno (proprio come il nostro)testimoniandola poi con foto,
video registrazione audio o qualunque cosa ci possa essere utile. Potrebbe
stimolare all' esplorazione del palafuksas e incentivare un lavoro collettivo.

Così è se vi pare,

Donato

domenica Paola

Ciao,
ho letto l'aggiornamento del blog, aspetto il mio turno per Mercoledi!

sabato 23 giugno 2007

Venerdì sera ci siamo trovati per definire idee e pratiche per abitare il Palafuksas nel prossimo fine sett , abbiamo parlato delle nostre aspettative e degli obiettivi comuni che ci spingono a compiere questa esperienza. Siamo più o meno tutti d’accordo sull’ interesse di una pratica collettiva non legata necessariamente ad un preciso risultato finale, questo ci offre la possibilità di conoscenza delle altre persone (partecipanti al workshop), rapportandoci in una sorta di sfida–gioco per lavorare sui nostri interessi, legati al luogo e al contesto che lo circonda, coinvolgendo tutto il gruppo in un impegno di formulazione di regole contestuali al rispetto reciproco e alla riflessione condivisa e reale di ogni idea. I punti di interesse comune discussi sono legati: all’ idea del luogo fisico (il Palafuksas) rapportato alla città e al potenziale immaginario personale che gli abitanti hanno su di esso ; all’ immaginario relativo al luogo, da noi indagato e scelto come campo di gioco (il Palafuksas), per il quale abbiamo pensato nuove identità, nuovi modi per viverlo e conseguentemente nuove modalità di rapportarci tra di noi all’ interno dello spazio; alle identità diverse dei partecipanti al workshop con l’intento di creare scambi e condivisioni della nostra percezione personale nei riguardi di ognuno di noi. La formulazione delle “regole” per vivere quel luogo avverrà secondo una catena consequenziale determinata dal caso e sarà documentata tramite e-mail, scandite da un termine orario, in quest’ordine:

Donato Canosa entro le 24:00 di sabato 23 giugno 2007
Ludovica Carbotta entro le 12:00 di domenica 24 giugno 2007
Davide Gennarino entro le 24:00 di domenica 24 giugno 2007
Manuele Cerutti entro le 12:00 di lunedì 25 giugno 2007
Antonio Falbo entro le 24:00 di lunedì 25 giugno 2007
Luca Pozzi entro le 12:00 di martedì 26 giugno 2007
Cosimo Veneziano entro le 24:00 di martedì 26 giugno 2007
Luca Luciano entro le 12:00 di mercoledì 27 giugno 2007
Paola Anzichè entro le 24:00 di mercoledì 27 giugno 2007
Debora Fede entro le 12:00 di giovedì 28 giugno 2007
Andare verso il margine, vivere la liminarità, stare sul confine, richiede a ciascuno di noi la disponibilità e la volontà di compiere un’esperienza di apprendimento oltre le abitudini, al di là delle convinzioni e dei preconcetti che ciascuno di noi può avere. Proprio per il suo approssimarsi ad un limite, anche morale, quest’ esperienza potrà rivelarsi allo stesso tempo estremamente violenta, paradossale, emozionante. Provare il confine e le sue contraddizioni, ma anche la sua sconfinata vivacità, vuol dire esercitarsi nella pratica della tolleranza, della convivenza, dello stare fianco a fianco malgrado le rispettive particolarità. Vuol dire anche cercare di avere uno sguardo più allargato sulle cose, in grado di comprendere aspetti diversi( anche s e molto lontani tra loro) di una stessa realtà come parti di una sola complessità. (Piero Zanini Significati del confine)
Il gioco è un'attività ricreativa che coinvolge una o più persone (i giocatori), basata su:
• un obiettivo che i giocatori devono cercare di raggiungere (che può anche essere diverso per ciascun giocatore) nell'ambito dell'attività di gioco.
• un insieme di regole, che determinano ciò che i giocatori possono e non possono fare durante l'attività ludica; intraprendere un'azione al di fuori delle stesse costituisce generalmente un errore o fallo (e se quest'ultimo è intenzionale significa barare).
I giochi nascono o da cultura popolare o da inventori (purtroppo non sempre identificabili) e seppure il loro scopo sia di fornire intrattenimento e divertimento, spesso riescono a raggiungere anche notevoli risultati educativi. Nella prima età con i giochi basati su forme, lettere e colori, nei periodi successivi con l'esercizio della memoria (es. giochi con le carte e di quiz), con l'invito al ragionamento (es. scacchi, giochi di strategia) e l'apprendimento di alcune realtà (es. programmi di simulazione).
Ma non dimentichiamo anche come elemento base del gioco la fortuna, il caso, l'alea; come in molti giochi d'azzardo o di percorso.
Alcuni giochi possono coinvolgere un solo giocatore, che gioca in "solitario", ma, nella maggior parte dei casi, essi prevedono una competizione tra due o più.
La Ludologia o studio dei giochi può coinvolgere spesso molti campi tecnici, inclusi psicologia, sociologia, calcolo delle probabilità, statistica, economia, etnomatematica e teoria dei giochi, branca specialistica della Matematica.
Nel corso dell'intera storia umana l'attività ludica ha sempre rivestito un enorme importanza.
Esiste una grande varietà di giochi ed i ludologi (coloro che studiano i giochi) ne riconoscono a grandi linee diverse tipologie base.
Giocare è una delle attività che accomuna tutto il genere umano: pur con forme e modalità diversissime la componente ludica è presente in tutte le culture. Il gioco è studiato da tantissime discipline (filosofia, antropologia, psicologia, sociologia, etc...) che spesso arrivano a conclusioni anche molto distanti, probabilmente a causa della sua intrinseca polisemicità, ma tutte riconoscono al gioco la "gratuità", il fatto cioè di non essere strettamente necessario, di esulare da necessità puramente pratiche[1], senza per questo voler sminuire la funzione dell’atteggiamento ludico nel processo di formazione.
Indice
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• 1 L'approccio filosofico
• 2 L'approccio sociologico
• 3 L'approccio psicologico
• 4 Tipi di giochi
• 5 Note

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L'approccio filosofico
Nel'’opera Homo ludens (1938) il filosofo olandese Johan Huizinga concentra la sua attenzione sul gioco come complesso sistema culturale: «(...) ciò non significa che il gioco muta o si converte in cultura, ma piuttosto che la cultura, nelle sue fasi originarie, porta il carattere di un gioco; viene rappresentata in forme e stati d'animo lucidi: in tale "dualità-unità" di cultura e gioco, gioco è il fatto primario, oggettivo, percepibile, determinabile concretamente; mentre la cultura non è che la qualifica applicata dal nostro giudizio storico dato al caso.»[2]
Gregory Bateson, invece, individua l’essenza del gioco nel suo essere metalinguaggio: dato che i giochi sono qualcosa che "non è quello che sembra", perché un’attività ludica sia veramente tale ogni giocatore deve poter affermare: "Questo è un gioco", cioè ci deve essere la consapevolezza che l'azione è fittizia e che "meta-comunica" questa sua finzione. La metacomunicazione, quindi, per Bateson serve per rivelare la natura del "come se" del gioco, e la sua creazione di un mondo irreale in cui azioni fittizie simulano azioni reali.[3]
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L'approccio sociologico
Per quanto riguarda la prospettiva sociologica, Roger Caillois[4] definisce l'attività del gioco come:
• Libera: il giocatore non può essere obbligato a partecipare;
• Separata: entro limiti di spazio e di tempo;
• Incerta: lo svolgimento e il risultato non possono essere decisi a priori;
• Improduttiva: non crea né beni, né ricchezze, né altri elementi di novità;
• Regolata: con regole che sospendono le leggi ordinarie;
• Fittizia: consapevole della sua irrealtà.
Sempre Callois propone una classificazione dei giochi in base a quattro categorie:
Giochi di competizione
(agon) Giochi di azzardo
(alea) Giochi di simulacro
(mimicry) Giochi di vertigine
(ilinx)
In genere tutte le competizioni, sia sportive che mentali Tutti i giochi dove il fattore primario è la fortuna I cosiddetti “giochi di ruolo” dove si diventa "altro" Tutti quei giochi in cui si gioca a provocare noi stessi

Sulla base di queste classificazioni, Caillois costruirà una sociologia che parte dai giochi in quanto "segni" profondamente connotati, sintesi dalle caratteristiche delle diverse concezioni del mondo delle società in cui sono in uso.
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L'approccio psicologico
Ma è la psicologia che più di ogni altra disciplina ha visto nel gioco il protagonista dello sviluppo psicologico e soprattutto della personalità del bambino. Per molto tempo si sono contrapposte sull’argomento due teorie praticamente opposte: quella del "post-esercizio" di Edward H. Carr, per cui l’attività ludica servirebbe a ottimizzare una nuova dinamica comportamentale, e quella del "pre-esercizio" di Karl Groos, che vede il gioco come momento propedeutico alla vita adulta.
Queste due teorie sono state armonizzate da Jean Piaget, che riconosce al gioco una funzione centrale nello sviluppo di una sfera cognitiva personale e della personalità.
Un ulteriore affinamento dell'interpretazione dell'attività ludica viene dallo psicologo russo Lev Semenovic Vygotskji, che considera il gioco anche come forza attiva per l'evoluzione affettiva ed umana del ragazzo, non solo cognitiva come in Piaget.
Vygotskji critica anche le visioni del gioco come attività non finalistica e non produttiva, in quanto, seppur atto totalmente gratuito, costituisce un eccezionale elemento di crescita e di definizione della struttura di personalità in tutti i suoi aspetti.
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Tipi di giochi
• Gioco di ruolo
o Gioco di ruolo dal vivo
o Murder Party
• Gioco di logica
• Gioco di strategia
• Gioco di simulazione storica
• Gioco da tavolo
• Gioco di carte
• Gioco d'azzardo
• Gioco all'aperto
• Gioco matematico
o Tassellatura di Penrose
• Gioco medievale
• Gioco linguistico
• Sport
• Flipper o Bigliardino Elettrico
• Videogioco
• Wargame
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Note
1. ^ D. Turco, Ermeneutica del gioco.
2. ^ J. Huizinga, Homo ludens, Einaudi, 1946
3. ^ G. Bateson, Questo è un gioco, 1996, Cortina Edizioni
4. ^ R. Caillois, I giochi e gli uomini, Bompiani, 1981
Estratto da "http://it.wikipedia.org/wiki/Gioco"

regola

règola rum. regulà; prov. regla [e relha= cat. rella, sp. raja vomero]; fr. règle, ant.reule, riule; sp. regla; port. Regra: dal lat. RèGULA diminutivo dell’ inusitato RèGA da RèGERE guidare direttamente, governare (v. Reggere e cfr. Canone)
Assicella diritta per tirar linee, Squadra e metaf. Norma, Modo, Misura; Principio, Legge di un’ arte, di una disciplina; Statuto di un ordine religioso.
Deriv. Règolo e cfr. Righello.

Con il termine regola si intende una norma prestabilita, per lo più codificata e coordinata con altre in un sistema organico. Si parla di regole in tanti campi del sapere umano.
In Sociologia e in Diritto una Regola è una norma che un gruppo sociale si dà per assicurare la sopravvivenza del gruppo e per perseguire i fini che lo stesso ritiene preminenti
Nei giochi una Regola determina ciò che i giocatori possono e non possonmo fare durante l'attività ludica

7.1 Il gioco Piero zanini:"I significati dei confini"

IDEA-REGOLA

IDEA:oggetto del pensiero, concetto
in particolare, rappresentazione sommaria che la mente si fa di una cosa
previsione di cosa futura o modo congetturale d'interpretare una realtà, una situazione

REGOLA:In Sociologia e in Diritto una Regola è una norma che un gruppo sociale si dà per assicurare la sopravvivenza del gruppo e per perseguire i fini che lo stesso ritiene preminenti.

NORMA:Una norma è una proposizione che tende a stabilire un comportamento condiviso secondo i valori presenti all'interno di un gruppo sociale, e pertanto definito normale. Essa è finalizzata a regolare il comportamento dei singoli appartenenti allo stesso, per assicurare la sopravvivenza del gruppo e perseguire i fini che lo stesso ritiene preminenti.
La norma è l'elemento primogenito del diritto. Essa è una regola di condotta che si impone ai consociati di un determinato ordinamento sociale. Da questa definizione si può ricavare in primo luogo che la norma non caratterizza unicamente l'ordinamento statuale ma qualunque aggregato umano i cui membri condividano medesime regole. In secondo luogo che la norma non consiglia, ma statuisce. La norma si accompagna solitamente ad una sanzione, la cui irrogazione è prevista dall' ordinamento in capo al trasgressore. La sanzione è un elemento molto importante della norma, ma non indispensabile. La norma può indicare una condotta di "facere" (commissiva) o di "non facere" (omissiva), che corrispondono agli imperativi negativi e positivi di cui parla Kant.

GRUPPO SOCIALE:In sociologia e psicologia sociale si definisce gruppo un insieme di persone che interagiscono le une con le altre in modo ordinato sulla base di aspettative condivise riguardanti il rispettivo comportamento. È un insieme di persone i cui status e i cui ruoli sono interrelati. Dato che gli esseri umani sono fondamentalmente animali portati a cooperare, i gruppi sono una parte vitale della struttura sociale. I gruppi si formano e si trasformano costantemente; non è necessario che siano autodefiniti e spesso sono identificati dall'esterno.

DINAMICHE DI GRUPPO:Con l'espressione dinamica di gruppo si indica l'evolversi delle relazioni nel gruppo. Lo psicologo sociale Bruce Tuckman propose nel 1965 un modello di evoluzione della vita di gruppo che consiste in cinque fasi sequenziali:
Formazione (forming). I membri del gruppo si orientano e comprendono quale debba essere il comportamento nei riguardi del coordinatore e degli altri membri.
Conflitto (storming). Si sviluppa un clima di ostilità altri membri del gruppo e/o verso il leader, soprattutto per l'incertezza dovuta a mancanza di direttive e di sostegno psicologico, per la mancanza di strutturazione e per la resistenza alla struttura. Si sviluppa una resistenza emotiva di fronte alle esigenze del compito da svolgere come espressione alla propria indisponibilità.
Strutturazione (norming). I membri si accettano vicendevolmente, e si sviluppano delle norme di gruppo alle quali tutti si sentono impegnati.
Attività (performing). I membri del gruppo accettano il loro ruolo e lavorano per raggiungere i fini preposti.
Aggiornamento (adjourning). I membri del gruppo decidono una sospensione delle attività al fine di valutare il modus operandi e i risultati eventualmente ottenuti.
La coesione di gruppo definisce il livello di solidarietà fra i membri, ma anche la condivisione di norme e il relativo senso di appartenenza. Questa coesione è determinata da fattori emotivi.

venerdì 15 giugno 2007

GIOCO e TEORIA DEI GIOCHI

GIOCO

Il gioco viene interpretato in maniera diversa a seconda degli autori e delle discipline che se ne occupano: come fenomeno culturale, sociale, etnologico, psicologico, linguistico.

Per JOHAN HUIZINGA (Homo ludens, 1939), il gioco caratterizza la vita umana e animale, ha natura irrazionale, è legato intimamente a tutte le manifestazioni sociali (linguaggio, cultura); la tesi Huizinga è che il gioco è base e fattore di cultura. Il gioco possiede le seguenti caratteristiche: è gratuito, è una sospensione della vita ordinaria, è disinteressato, ha un senso compiuto in sé, è limitato nel tempo, nello spazio, può essere ripreso, crea un ordine, è volontario, è sottoposto a regole, è totalizzante, è comunitario, è una lotta per qualcosa. Secondo Huizinga, il gioco è necessario all’uomo, non solo esso ha a che vedere con il sacro, ma si può affermare che la cultura stessa è gioco, poiché ne possiede molte caratteristiche.

Anche ROGER CALLOIS interpreta il gioco da un punto di vista culturale (I giochi e gli uomini. La maschera e la vertigine, 1958). Per Callois, il gioco ha sei caratteristiche: è un’attività libera, separata, improduttiva, incerta, regolata e fittizia. Distingue il gioco in quattro tipi fondamentali: AGON, che è competizione; ALEA, che è caso, azzardo; ILINX, che è vertigine; MIMICRY, che è imitazione. Callois, inoltre, distingue due modi generalissimi del gioco la PAIDIA (il gioco libero, non strutturato tipico dei bambini), e il LUDUS (il gioco organizzato). Le due combinazioni significative per Callois sono quelle fra competizione e caso e fra vertigine e maschera (quest’ultima dà luogo ai riti presenti nelle civiltà arcaiche).

Il gioco viene studiato in psicologia e in psicoanalisi.
Per SIGMUND FREUD è uno strumento che serve ad allontanare l’angoscia e la paura attraverso la ripetizione ludica della situazione, che è fonte di timore, sia a riversare su oggetti di gioco sentimenti e impulsi che non possono esprimersi nell’ambiente.

FRIEDRICH NIETZSCHE utilizza il gioco per parlare del dionisiaco, del mondo concepito come divenire, dell’eterno ritorno.

EUGEN FINK (Il gioco come simbolo del mondo, 1960), allievo di Heidegger e interprete di Nietzsche, ha teorizzato il gioco come simbolo del mondo: sostiene che concepire l’essere dell’uomo come gioco significa riscattarlo dall’oggettività e anche dalla ragione, dallo spirito, e concepirlo come apertura verso il mondo.

LUDWIG WITTGESTEIN ha utilizzato l’espressione <>: è l’uso differenziato dei modi di dire, delle parole, nella lingua che parliamo. Wittgestein pensa al linguaggio ordinario e conclude che non è definibile come un tutto, poiché è composto di espressioni che svolgono una funzione diversa negli usi diversi che compongono il linguaggio. Tali usi diversi sono i <>.

Letture:

R. Callois, I giochi e gli uomini. La maschera e la vertigine [1967], Milano,
Bompiani, 1981.

E. Fink, Il gioco come simbolo del mondo [1960], Firenze, Hopefulmonster, 1991.

J. Huizinga, Homo ludens [1939], Torino, Einaudi, 1946.

Ludwig Wittgenstein, Ricerche filosofiche [1953], Torino Einaudi, 1967.



TEORIA DEI GIOCHI

Elaborata agli inizi degli anni quaranta del Novecento dal matematico JOHN VON NEUMANN e dall’economista OSKAR MORGENSTERN, la teoria dei giochi studia, in forma rigorosa e con l’utilizzo dei teoremi, la struttura dei giochi e le strategie razionali impiegate in quelle attività (simili a giochi) nelle quali il “giocatore” tiene in considerazione anche il comportamento degli altri partecipanti al gioco.

ES. Se cade improvvisamente la linea mentre sto telefonando ad un amico, è meglio che richiami io o che attenda che mi chiami lui?Per deciderlo, devo congetturare qualcosa sul comportamento del mio amico.
In filosofia e nell’etica, la teoria dei giochi ha interessato soprattutto gli esponenti delle posizioni utilitaristiche.


Nerina per a.titolo

mercoledì 13 giugno 2007

1 richiesta Paola

Ciao Ragazzi,
vorrei chiedervi se per le 48 ore al Palafuxas, ogniuno di voi potrebbe portare un asciugamano bianco che avete in casa, e che magari non usate molto, e che poi siate disposti a seguire alcune istruzioni per creare alcune pose che poi fotograferò!
Grazie!!!!!

a presto
PAola

domenica 10 giugno 2007

-Central do Brasil- Inizio del film, e intervista a Walter Salles

Inizio del film



Intervista a Walter Salles e Daniela Thomas

Tarkovsky - Stalker




Segmento da Stalker, 1978

www.italia61.it - di Mario Abrate - Italia 61 Torino




Immagini sull'Esposizione Internazionale di Torino per il Centenario dell'Unita' D'Italia (1961)

Webmaster e ideatore del sito (1995/2006): Mario Abrate
Collaboratori: Andrea Pivetta, Paolo Chiesa, Paolo Arborio.

www.italia61.it

sabato 9 giugno 2007

Il futuro e il passato di Torino da Youtube



Il passante, la spina, porta palazzo
da torinovalley


Il passato industriale

Idea di gruppo per la stanza in comune, PAola A.

Potenzialità del blog:
In tal senso reputo essenziale una conoscenza almeno primaria delle modalità di lavoro del blog, mi offro per fare una rapido aggiornamento su come usare e inserire materiale video sul blog.

Penso che un sito o un blog sul web possa potenzialmete funzionare a più livelli: come scambio di informazioni, come piattaforma di discussione, può essere divulgato velocemente come mezzo raggiungibile ovunque.
E' sempre modificabile, può essere ampliato e arricchito di contenuti multimediali, quindi lo si può anche intendere come “spazio” reale di interazione, circolazione e scambio di idee.

PAola